Quello della badante in nero è un argomento ampliamente trattato dal nostro studio legale. Tentiamo di rispondere in mainiera semplice e chiara alle domande che, pi๠frequentemente ci vengono poste dai nostri clienti.
Il nostro ordinamento tutela a pieno il lavoratore assunto a nero ovvero il lavoratore assunto senza alcun tipo di contratto, senza alcuna tutela legale e previdenziale. Tale rapporto di lavoro irregolare risulta sempre maggiormente diffuso in ambito domestico tra badanti e colf. Questi soggetti, al pari di tutti coloro che non risultano regolarmente inquadrati con regolare contratto di assunzione presso un determinato datore di lavoro, possono denunciare presso le competenti autorità tale rapporto a nero. Il lavoro a nero di badanti e colf può essere tranquillamente denunciato dapprima stragiudizialmente presso l'ispettorato del lavoro del capoluogo ove si esplica l'attività lavorativa oppure il lavoratore mediante l'intervento di un legale può impugnare tale rapporto di lavoro giudizialmente proponendo ricorso presso il tribunale del lavoro competente per territorio ove la stessa lavoratrice a nero lavora.
Stragiudizialmente primo passaggio da fare prima di adire le vie legali e denunciare tale rapporto di lavoro irregolare presso l'ispettorato del lavoro del capoluogo ove la badante o colf esplica la propria attività lavorativa. Nella denuncia da depositarsi presso l'ispettorato del lavoro è necessario indicare il luogo di lavoro, gli orari svolti, la presenza di eventuali testimoni, l'attività lavorativa svolta, la data inizio di tale lavoro, le modalità di pagamento, ecc. ecc.. Tale denuncia può essere anche anonima. In questo caso l'ispettorato del lavoro dopo approfondirti accertamenti convoca il datore di lavoro presso la propria sede e tenta di definire la potenziale lite mediante una conciliazione, diversamente il lavoratore a nero sarà costretto ad adire il giudice del lavoro competente per territorio.
Assolutamente si.
Premesso che al lavoratore a nero spetta sempre e comunque la liquidazione se questa non viene corrisposta, lo stesso, ha la possibilità di ricorrere sia alla denuncia ispettiva presso l'ispettorato del lavoro così come accennato in precedenza, sia al giudice del lavoro territorialmente competente per far si che venga riconosciuto al lavoratore il diritto al trattamento di fine rapporto.
Le sanzioni per il datore di lavoro che assume in nero sono indicate nel Decreto Semplificazioni (d.lgs. 151/2015) attuativo del Jobs Act. L'articolo 22 stabilisce un'eccezione nell'applicazione della sanzione per i datori di lavoro domestici, in questo caso infatti, non si applica la regola base che colpisce invece i datori che occupano lavoratori privi di contratto di assunzione la quale prevede una sanzione che varia da un minimo di 1.500 euro ad un massimo di 36.000 euro a secondo dei giorni di lavoro effettivo del lavoratore, precisamente da 1.500€ a 9.000€ per ogni lavoratore irregolare entro i 30 giorni di impiego effettivo, da 3.000€ a 18.000€ per ogni lavoratore irregolare con impiego effettivo compreso tra i 31 e i 60 giorni, da 6.000€ a 36.000€ per ogni lavoratore irregolare con impiego effettivo superiore ai 60 giorni. Il datore di lavoro domestico a nero rischia solo la sanzione amministrativa da € 100 a € 500 per ciascun lavoratore interessato.
Lo studio legale Sgambato Associati ha avvocati specializzati nel trattamento di casi per lavoro in nero a Napoli, Roma, Parma e Milano. Per ricevere una consulenza gratuita contattateci in chat o rivolgetevi a uno dei seguenti contatti:
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