Vi diciamo tutto sulle cartelle INPS: cosa sono, quando sono prescritte, come ottenere sgravi o rateizzazioni e a chi rivolgersi per fare opposizione.
La cartella esattoriale non è altro che un documento con il quale l'Agenzia delle Entrate e Riscossione (soggetto cessionario del credito) richiede al contribuente il pagamento di una somma per conto di un soggetto cedente e creditore della stessa. La natura dei crediti vantati e richiesti varia a seconda del soggetto cedente titolare dello stesso, infatti gli enti impositori possono essere i Comuni, l'INPS, L'INAIL, ecc. ecc.. La cartella esattoriale detta anche cartella di pagamento ha quindi come finalità quella di portare a conoscenza i contribuenti della propria posizione debitoria ed inoltre che l'importo indicato in cartella è stato iscritto a ruolo da parte degli enti creditori. La cartella di pagamento viene preceduta da un avviso di accertamento ove viene intimato al contribuente il pagamento della somma. I crediti ceduti da parte dell'INPS all'Agenzia delle Entrate e Riscossione e che vanno a formare il contenuto della cartella esattoriale sono: i crediti previdenziali verso le aziende con dipendenti; i crediti verso le categorie dei lavoratori autonomi; i crediti verso le aziende agricole. Dal momento dell'avvenuta notifica di tale cartella, il contribuente ha 60 giorni di tempo per difendersi adottando diverse strategie ovvero: presentare ricorso al tribunale del lavoro del luogo di residenza del contribuente, adempiere al pagamento del debito. Qualora invece il contribuente decida di non presentare ricorso nè di adempiere al pagamento, all' importo originario della cartella si aggiungeranno gli interessi di mora e le sanzioni civili ed eventuali altre spese qualora si proceda a procedure cautelari od esecutive. Attraverso la notifica la cartella di pagamento viene portata a conoscenza del contribuente debitore. Sull'atto di pagamento dovrà risultare chiaro l'ente cedente del credito, le somme da versare, la motivazione per la quale si richiede quella somma, inoltre devono risultare chiare sia le procedure che il concessionario porrà in essere in caso di mancato pagamento nel termine indicato, sia le indicazioni di come e dove pagare, presentare ricorso o richiedere una rateizzazione. Qualora tali indicazioni non vengano fornite la cartella di pagamento è nulla.
Recenti e costanti giurisprudenze della Suprema Corte di Cassazione hanno ribadito che il termine prescrizionale delle cartelle di pagamento per debiti INPS è di 5 anni che iniziano a decorrere dal momento della notifica della cartella stessa. Importante pronuncia della Suprema Corte è la numero 23397 del 2016 la quale a chiare lettere afferma le cartelle esattoriali aventi ad oggetto debiti inps ed inail sono soggette al termine di prescrizione di 5 anni. Tale Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi sull'art. 2953 del cod. civ., infatti, tale articolo, a detta della Suprema Corte non si applica ai crediti inps ed inail. Con tale sentenza la Corte ha affermato un principio molto semplice ovvero che la prescrizione decennale prevista dall'art 2953 c.c. non si riferisce ad una qualsiasi pretesa ma, precisamente, solo a "pronunce giurisdizionali definitive, le uniche alle quali può riconoscersi efficacia in giudicato". In altri termini la prescrizione decennale si applica solo nei casi di un titolo giudiziale divenuto definitivo ovvero che sia passato in giudicato. Ciò non può dirsi per le cartelle esattoriali le quali sono atti amministrativi che non hanno efficacia di giudicato. Sulla stessa lunghezza d'onda di questa sentenza della Corte di Cassazione abbiamo anche l'ordinanza n. 27390/2017;la numero 930/2018 della Suprema Corte,e la numero 1997/2018.
La procedura di sgravio di una cartella esattoriale consiste nella richiesta che l'ente impositore e cedente del credito formalizza all'ente cessionario per la riscossione della somma di annullare in tutto o in parte l'ordine di incassare la somma indicata in cartella. Lo sgravio della cartella di pagamento viene proposto o a seguito di ricorso in autotutela presentato da parte del ricorrente all'ente impositore oppure a seguito di pronuncia della commissione tributaria, del giudice del lavoro o del giudice di pace, in questi casi lo sgravio deve avvenire entro 90 giorni dalla notifica della decisione. Basta questo breve preambolo per chiarire che lo sgravio è possibile per qualsiasi tipo di cartella di pagamento, a condizione però che ciò avvenga, o a seguito di un ricorso in autotutela o a seguito di pronuncia favorevole dell'autorità giudiziaria.
E' certamente possibile chiedere la rateizzazione dei debiti verso l'INPS purchà© ciò avvenga telematicamente ed a condizione che gli stessi non siano stati iscritti a ruolo.
Per sapere quando una cartella si prescrive bisogna innanzitutto accennare a quello che è il significato di prescrizione. Il nostro ordinamento definisce la prescrizione quel termine entro il quale un diritto soggettivo, se non esercitato, viene meno. Ciascuna cartella di pagamento soggiace ad un termine di prescrizione differente che va dai 10 anni delle cartelle irpef ai 3 anni delle cartelle per il bollo auto. Tale termine inizia a decorrere dal momento in cui l'ente cessionario (Agenzia delle Entrate e Riscossione) notifica la cartella di pagamento al contribuente-debitore, da questo momento l'Agenzia di riscossione ha un termine prestabilito entro il quale deve agire con un pignoramento, un fermo, una ipoteca, una intimazione di pagamento, se non lo fa lasciando scorrere il tempo, c'è il rischio che tale diritto venga meno per prescrizione. Come detto, dunque, tale termine inizia a decorrere dal momento della notifica della cartella di pagamento al contribuente, e trascorre fin quando l'ente di riscossione non notifichi altro atto interruttivo della prescrizione quale: la cartella di pagamento; l' intimazione di pagamento; il preavviso di fermo; il preavviso di ipoteca; un qualsiasi atto di pignoramento. Qualora, dunque, non venga interrotta la prescrizione con uno degli atti appena citati, al momento del trascorrere del periodo stabilito di prescrizione (che varia come detto da cartella a cartella), il diritto di pretendere l' importo indicato viene meno.
Risulta di fondamentale importanza, quando si riceve una qualsiasi cartella di pagamento, rivolgersi ad un esperto legale in diritto tributario, il quale, grazie alla sua esperienza nel settore, saprà innanzitutto dirci con certezza se la cartella di pagamento è realmente prescritta, e se così fosse, le successive mosse da adotta per vedersi sgravati da tale debito.
Le strade da intraprendere sono fondamentalmente due. La prima è quella della richiesta di annullamento della cartella in autotutela, in questo caso il contribuente comunica, mediante raccomandata con ricevuta di ritorno o a mezzo pec, all'ente impositore e per conoscenza all'agenzia di riscossione del credito che la cartella notificata è caduta in prescrizione e pertanto il credito non è pi๠esigibile. La seconda strada da poter intraprendere è quella di richiedere all'Agenzia di riscossione sempre a mezzo pec o con raccomandata con ricevuta di ritorno la sospensione della riscossione e va presentata entro 60 giorni dalla notifica della cartella. In questo caso se l'Agenzia di riscossione non si pronuncia su tale richiesta di sospensione entro 220 giorni la cartella è annullata. L'alternativa a tutto ciò è quella di adire direttamente l'autorità giudiziaria competente per materia e per valore proponendo ricorso entro 40 giorni dalla notifica della cartella di pagamento per debito INPS.
Oltre alle ipotesi di prescrizione ci si può opporre ad una cartella esattoriale quando riscontriamo vizi di sostanza o vizi formali. Abbiamo vizi di sostanza quando il debito non sussiste o sussiste solo in parte. Mentre abbiamo vizi formali quando la cartella presente delle anomalie o meglio delle carenze di tipo formale. Elenchiamo i principali vizi di forma che portano alla nullità della cartella di pagamento:
1-cartella sprovvista della relata di notifica o non apposta correttamente;
2-cartella mancante della data di notifica;
3-relata di notifica apposta sul frontespizio e non in calce all'atto come di regola;
4-mancanza del calcolo analitico degli interessi;
5-cartella firmata da falsi dirigenti o non notificata da soggetti legittimati a tale compito;
6-omessa indicazione del responsabile del procedimento.
Nella maggior parte dei casi il termine per far opposizione è di 60 giorni dalla notifica della cartella. Quest' ultimo si riduce a 40 giorni per le cartelle di pagamento inps ed inail e 30 per le cartelle aventi ad oggetto multe stradali.
Presso il nostro studio troverete professionisti esperti e altamente specializzati in diritto tributario in grado di analizzare la vostra posizione nei confronti del fisco e di suggerire la strada vincente da intraprendere.
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